05 Viaggio nel disagio maschile
Di un meme terrificante che ho visto sui social e delle riflessioni che ne derivano, del perché dovreste vedere The Crown, di un bellissimo esordio a fumetti e di altro ancora.
Bentornat3 su Zona Negativa, newsletter dal titolo citazionista ma anche pessimista. Eppure, questa esperienza della newsletter mi sta facendo guadagnare in salute. Negli scorsi giorni ho continuato a fare delle capatine su Twitter e Facebook mordendomi la lingua (o la punta delle dita) per evitare di commentare certi post. L’indignazione e la rabbia per l’assassinio di Giulia Cecchetin ha uno specchio distorto nell’indignazione e la rabbia di tanti uomini sui social. Non c’è solo chi è solidale nel dolore, non c’è solo chi finge di esserlo, non ci sono solo quelli che si affrettano a precisare “not all men” (grazie al cazzo: che senso ha rispondere a slogan semplici con slogan ancora più semplici?) ma pure quelli che arrivano persino a ribaltare la questione.
Una cosa che ho visto su internet
Questa immagine l’ho vista condivisa da varie persone, anche persone che reputo intelligenti.
Credo sia vergognosa. Cosa significa “abusare del rispetto”? E perché ho la sensazione che sottintenda una minaccia? Sembra che alla fine della frase in giallo manchi un “altrimenti…”. Solitamente questa immagine è accompagnata da altri meme simili, che in Italia oggi prendono spesso di mira la nuova nemica della virilità, Paola Cortellesi. Oppure da notizie di cronaca (abbastanza da catturare l’attenzione, poche per fare statistica) scovate nel web su mogli che picchiano mariti.
Inoltre, quell’immagine presuppone che chi lo posta si autoidentifichi con un “uomo buono” e questo è uno dei grandi problemi comunicativi riguardo a questo tema. Se si dice “tutti gli uomini” noi maschi piagnucolosi dovremmo smettere di pensare che ci accusino tutti di picchiare le nostre compagne, mogli o ex ma riflettere su come le nostre azioni o inazioni quotidiane contribuiscano al sistema di privilegio maschilista e a una società sessista. Di come siamo parte anche inconscia – ma davvero basta riflettere due minuti – di ‘sto benedetto patriarcato. Io ci penso spesso, anche pentendomi o vergognandomi di errori del passato e cercando di non ripeterli in futuro.
Insomma, benedetta newsletter, che mi permetti di sfogarmi qui invece di litigare sui social.
Una cosa che ho visto

Non credevo che mi sarei mai appassionato alle vicende della famiglia reale inglese, eppure The Crown c’è riuscita. Sarà per l’enorme sforzo e impegno produttivo, così palese nei costumi e nelle scenografie, per la regia, per le musiche, per gli attori in prove sempre di altissimo livello. O sarà semplicemente perché la materia prima, quelle storie così legate alla Storia del XX secolo e così spesso assurde e incredibili, sono già così come registrate nelle cronache un grande romanzo ricco di colpi di scema. La trama si potrebbe riassumere come il romanzo di formazione di un villain suo malgrado, Elisabetta II, che da ingenua principessa catapultata in un ruolo inatteso diventa (per dovere e formazione) una regina rigida e calcolatrice nonché una madre fredda e anaffettiva. Stagione dopo stagione, la sovrana è sempre più distante dalla giovane speranzosa interpretata da Claire Foy nelle prime due stagioni per diventare tutt’uno con la Corona, l’istituzione.
L’elemento di disturbo in quell’ascesa/discesa, in questa storia come nella Storia, è Diana Spencer, splendidamente interpretata in queste due ultime stagioni da Elizabeth Debicki, così somigliante nelle pose, nel viso e nei toni da essere quasi disturbante. L’epilogo della sua storia è raccontato con grande intelligenza e delicatezza, come del resto è già avvenuto con altre vicende della famiglia reale, anche le più assurde e direi detestabili. Ci sarebbe tanto altro da dire, probabilmente tornerò a farlo a serie finita.
The Crown è su Netflix, l’ultima stagione è arrivata il 16 novembre con le prime quattro puntate e torna il 14 dicembre con le ultime sei. Va vista in lingua originale, garantisco.
Una cosa che ho letto
Le prime persone a parlarmi di Cammamoro sono state due amiche che sono anzitutto due artiste che apprezzo moltissimo, Grazia La Padula e Margherita Tramutoli. “Ma come, c’è un altro fumettista (per davvero) a Trapani e non lo conosci?” A mia discolpa, Antonio è un bel po’ più giovane di me e ha vissuto gli ultimi anni altrove, ma a Lucca Comics ho potuto conoscerlo di persona, fargli i complimenti e soprattutto recuperare Il giorno perduto, il suo libro per Oblomov di cui avevo sentito parlare molto bene. Non ha caso ha vinto il Cecchetto come miglior esordio all’ultimo TCBF e non a caso è un nome che in questi mesi gira sulla bocca di tutti. Ha uno stile fresco, meticoloso, mai banale, ha l’arte e la sete di chi vuole dire e fare qualcosa di nuovo.
Il giorno perduto racconta della spedizione di Magellano da uno spunto molto bello, la scoperta da parte del cronista del viaggio, l’italiano Pigafitta, di aver “perso un giorno” nel suo diario di bordo. Non voglio approfondire oltre ma basta fare una piccola riflessione (per noi del XXI secolo forse banale) per capire la risposta. Quella domanda, però, è uno spunto da cui parte un punto di vista sospeso e sognante su quel viaggio incredibile e sugli incontri dei marinai con altri mondi e culture, incontri spesso violenti e brutali. È un bellissimo libro e Cammamoro è un talento che è qui per restare (e non lo dico per campanilismo, sia ben chiaro). Ah, e sì, stiamo tramando delle cose insieme.
Una cosa che ho fatto a Lucca
Meganerd.it ha preparato un reportage dall’evento sui 60 anni di Avengers e X-Men a Lucca Comics che ho curato e condotto. Lo trovate qui a firma di Claire Bender. La fotografa Damaride Arzà, invece, ha condiviso sul suo Instagram alcune foto scattate prima dell’evento e durante, in particolare con alcuni dei bellissimi cosplayer che hanno partecipato. E c’è anche una foto con un sottoscritto (emozionatissimo) e Simone Bianchi abbracciati, di cui vi spiegherò prossimamente i retroscena (spero con un video).
Prima di salutarvi, vi ricordo che…
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Ci leggiamo tra una settimana.
*colpi di scema potrebbe essere un lapsus freudiano invece spiega che ho scritto parte di questa newsletter con l’ipad sul bus per Palermo alle 7 del mattino
Sarà stato che l'autobus abbia preso qualche scoffa 😂