19 Paz, la satira, Charlie e come stiamo messi
Di un lungo pezzo su Andrea Pazienza e la satira che era rimasto in fondo a un cassetto e di un appuntamento fuori dall'Italia con me e Lelio
Nel 2016 La Repubblica pubblico un’opera monumentale su Andrea Pazienza: Tutto Pazienza, mettendo ordine a migliaia di disegni, sketch, opere, foto e dietro le quinte. Credo che ad oggi sia la raccolta più organica e rappresentativa dell’opera di Paz: è stata curata da Giovanni Ferrara, Oscar Glioti, Luca Ferrara e Paolo Artibrandi e si regge sull’operato straordinario di Coconino e Fandango degli ultimi anni intorno all’autore. Ogni volume era più o meno tematico e raccoglieva i contributi di vari esperti.
L’amico Giovanni mi chiese un contributo sul tema della satira che poi, alla fine, per varie questioni di spazio non fu più inserito. Siccome mi pare un peccato lasciarlo a ristagnare nel mio hard disk ancora per anni, ve lo ripropongo. Ovviamente, vista la destinazione originale, ha un tono molto divulgativo. Mi perdoneranno gli espertoni più esperti di me.
Prima di lasciarvi alla (lunga) lettura, però, vi ricordo che potete condividere Zona Negativa da qui:
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Ridisegnare la realtà
Quando, nella tarda mattinata del 7 gennaio 2015 mi sono scoperto incollato alla televisione, nel tentativo di capire cosa stesse succedendo in una redazione di Parigi, mi sono trovato ben presto a chiedermi se anche in Italia uomini mascherati armati di kalashnikov avrebbero potuto compiere una strage nella redazione di un giornale satirico. Innanzitutto, ho rapidamente sfilato via dai miei pensieri la possibilità che un massacro del genere, nel nostro paese, potesse avvenire nell’epoca in cui viviamo. Semplicemente, non esiste in Italia una rivista satirica con la diffusione, la permeabilità culturale, la carica provocatoria, la potenza politica di Charlie Hebdo.
Però, a dirla tutta, qualche anno fa c’erano eccome: in un decennio magico e complesso, dove l’influenza politica, creativa e sociale degli anni 60 e 70 era stata fagocitata, riempita di paillettes e lustrini e poi risputata fuori, mentre i colossi vacillavano trascinando nella loro danza le ideologie e la Guerra Fredda. I titoli: Frigidaire, Tango, il Male, Frizzer, Satira. Un autore in comune: Andrea Pazienza. Tra la fine degli anni 70 fino ai suoi ultimi anni, Paz è stato anche un disegnatore satirico e un vignettista prolifico e presente. Il racconto della realtà personale di Penthotal e della quotidianità malata delle peripezie di Zanardi è solo un assaggio, gustoso e meraviglioso, della capacità dell’artista di raccontare la contemporaneità. L’epopea di Pertini, poi, è un ottimo esempio della satira di Paz: come scrive Luca Raffaelli1 in apertura del quarto volume di questa collana, Pazienza “non era cattivo. Lui i personaggi politici non li cristallizzava, ma anzi, li approfondiva”.
In un delirio ucronico degno di un brutto fumetto di fantascienza, le riviste satiriche come Cuore o Il Male hanno continuato a proseguire e dei fanatici assassini hanno disegnato dei bersagli sulle schiene dei nostri Wolinski, dei nostri Charb. Ho già usato cinicamente, in un articolo, questo sforzo di immaginazione per rendere comprensibile la portata del lutto per i nostri cugini d’Oltralpe. Allo stesso tempo, l’arditissimo paragone ci mostra quanto questa assenza sia pesante. In un’epoca di bombe e sparatorie, di gambizzazioni e rapimenti, dalla fine degli anni 70 e per circa un decennio, la satira di cui Paz era tra i prìncipi risultava più libera e pungente di questa epoca democratica e di pace tra le nazioni e nella nazione. Vent’anni di allineamento berlusconiano dell’intrattenimento, ancheggiamenti e imitazioni da Bagaglino, tormentoni in prima serata e prese in giro dei meri tic di personaggi potenti, per non parlare di musichette e suoni gutturali su video di incidenti, hanno fatto dimenticare al pubblico italiano (colpevolmente!) la forza della satira vera, confondendola con una bassa comicità slapstick. A parte rare eccezioni, gli spazi su giornali e sugli schermi vengono spessi occupati da una rassicurante parodia della satira stessa, innocua e talvolta persino minacciata dalle querele di politici suscettibili.
Non ho timore a scrivere che la straripante anarchia creativa di quell’epoca oggi – con tutti i distinguo del caso – sia riscontrabile perlopiù su alcuni siti e canali virtuali. La corsa alla battuta in caccia di like non sempre paga, né i tempi del bel disegno possono tenere il passo con la velocità del web, ma alcune realtà attuali, in Italia, sembrano avere fatto tesoro di quell’eredità, usando il trampolino del malessere culturale degli ultimi vent’anni per trovare, banalmente, gli stimoli. Giovani comici e disegnatori rivolgono la satira verso sé stessi e verso la società, senza nascondere di essere colti oltre che capaci di far sorridere, e senza cedere alle sirene del politicamente corretto. Vedi Natangelo, Magnasciutti, Antonucci & Fabbri, molti altri da ricordare. Fenomeni spesso non a caso nati sulle autostrade virtuali e caricati a bordo dalle case editrici solo in seguito. La satira “che approfondiva” di Pazienza e il suo racconto di quanto lo circondava, a volte poetico, a volte lisergico, a volte entrambi insieme, sono figli del proprio tempo. Sono certamente affascinanti e d’attualità ancora oggi, e quei racconti anticipano di quasi un ventennio il cosiddetto “Fumetto di realtà”, che negli ultimi dieci anni, nel formato delle graphic novel e grazie alle firme di autori da Gipi a Zerocalcare passando per il veterano Igort e tanti altri, si è fatto spazio tra i festival letterari, sugli scaffali delle librerie di varia e sulle colonne della critica “alta”. Gli elementi autobiografici, gli spunti politici, la ricerca della poesia e del surreale nel quotidiano sono temi ricorrenti in certi autori di fumetti contemporanei. Alcuni di questi possono vantare una manciata (o zero) di gradi di separazione da Andrea Pazienza e sono stati tutti, di certo, lettori appassionati di Paz.
Tornando in Francia, i migliori narratori a fumetti della contemporaneità si sono riuniti negli anni intorno alla realtà editoriale de L’Association: Lewis Trondheim, Joan Sfar, e la firma certamente più nota in Italia, Marjane Satrapi. Non a caso, alcuni autori del collettivo fondato nel 1990 hanno firmato sagaci vignette e storie brevi per Charlie Hebdo, come Blutch o lo stesso Trondheim. Non a caso, il fondatore di Il Male, il compianto Pino Zac, aveva collaborato con la più anziana “cugina” di Charlie: Le Canard enchaîné. Il cerchio si chiude. In quella provocatoria ucronia sopracitata, Paz sarebbe apparso come uno scomodo esaltatore della bellezza, dell’amore, del sesso, dei corpi, della libertà. Anche per un monologo come questo, l’ultimo che cito in questo pezzo, da una celeberrima vignetta più poetica che satirica, ma sì, in fin dei conti, ironica
Una cosa dove mi troverete
Anche se per molti di voi sarà fuori mano. La settimana prossima io e Lelio Bonaccorso saremo a Ginevra per un mini tour delle scuole. Diverse classi in due diversi istituti, infatti, hanno usato il nostro Salvezza come “libro di narrativa” per studiare l’italiano. Inoltre, hanno anche letto il libro Caravaggio e la ragazza di Lelio e Nadia Terranova.
Ci sarà anche un incontro aperto al pubblico mercoledì nel tardo pomeriggio alla fumetteria Cumulus. Se siete da quelle parti – la vedo dura – fate un cenno.
E anche per questa settimana è tutto. Ci leggiamo presto!
– Marco