50 | Doppio ragno, tanti Goblin, molti Destino
Due dietro le quinte da Spider-Man, un rilancio mutante, una nuova serie TV che fa leva sulle nostalgie (plurale) e un bilancino di questi cinquanta monologhi
Cinquanta numeri della Newsletter e un anno di pubblicazioni sono una buona occasione per festeggiare e fare un bilancio. I bilanci li faccio qui in fondo, prima celebriamo non con uno ma con ben due dietro le quinte fumettosi e diverse righe ad alto contenuto nerd.
Sì, perché nell’ultimo mese nel Regno Unito, sulle pagine di Spider-Man Magazine, sono uscite due storie scritte da me. E tra l’altro, da ottobre, le stanno finalmente pubblicando anche sul corrispettivo italiano. Sul n.68 trovate una storia con Kraven come avversario principale, di cui vi ho svelato dei retroscena mesi fa, quando Panini la pubblicò in volume.
Ma passiamo alle uscite più recenti, due storie splendidamente disegnate da Emilio Urbano e Silvia De Ventura e colorate da Valentina Taddeo e Francesco Antonelli, il lettering a cura di Arancia Studio e l’editing di Valentina Cambi.
I, Doombot
Il titolo della storia apparsa su Spider-Man Magazine 451 è ovviamente una citazione di I, Robot di Isaac Asimov e non è solo perché suonava bene, visto che al centro della storia ci sono i Doombot, robot al servizio del malvagio Dottor Destino, e la minaccia dei robot “intelligenti”.
Se c’è Victor Von Doom, ovviamente, i Fantastici Quattro non possono essere lontani… ma in questa storia, in effetti, li ho pensati impegnati nella Zona Negativa, la dimensione parallela che vi suonerà familiare. Per non affollare di figure una storia già piena, dunque, ho “ripiegato” su un personaggio perfetto per una storia per i più piccoli: H.E.R.B.I.E.
Una leggenda urbana del mondo del fumetto racconta che questo robottino fu inventato dagli autori della prima serie animata dei Fantastici Quattro, prodotta da DePatie-Freleng e composta da soli 13 episodi, andati in onda tra il settembre e il dicembre del 1978. Si racconta che H.E.R.B.I.E. fu inserito nel quartetto al posto della Torcia Umana per evitare tentativi di emulazione da parte dei bambini. Si temeva, insomma, che qualche giovane spettatore si desse fuoco e si lanciasse dal balcone, o addirittura si vociferava fosse già accaduto. Questa tesi è stata sostenuta anche da figure che collaboravano con Marvel, come il produttore Dennis Marks1.
In realtà, all’epoca i diritti video della Torcia Umana erano a disposizione esclusiva di un’altra casa di produzione per un film, poi mai realizzato. Fatto sta che H.E.R.B.I.E. venne presto inserito anche nei fumetti, per la precisione sul n. 209 di Fantastic Four del 1979, scritto da Marv Wolfman e disegnato da John Byrne. Il cerchio si chiuse sei anni dopo quando Byrne, durante il meraviglioso lungo ciclo di Fantastic Four da lui sia sceneggiato che disegnato, nel n.285 raccontò una storia in cui un bambino, Tommy, si dava fuoco per imitare Johnny Storm2.
Il tenore della storia che ho scritto io è ben diverso, nonostante il Dottor Destino tenga sotto ostaggio un’assemblea di leader internazionali grazie ai suoi Doombot. Spetta a Spidey e H.E.R.B.I.E. fermarlo, con l’aiuto “in remoto” di Reed Richards. Non vi racconto come si conclude ma la vignetta finale è una di quelle di cui sono più orgoglioso nelle mie Spider-storie!
Into the Goblin-Verse
Il comparto artistico della storia apparsa sul n. 453 è lo stesso della precedente (salvo Valentina Taddeo) e anche in questo caso il titolo è una citazione… ovviamente del film Into the Spider-Verse, che credo sia il miglior film di Spider-Man mai realizzato. Il concetto, come intuibile, è ribaltato: non è Spidey – in questo caso Peter – a incontrare miriadi di sue “varianti”, ma la minaccia è sfaccettata in tante versioni di Green Goblin. È stato molto divertente inventare nuove versioni di Norman Osborn (e di Harry!), dando il mio piccolo contributo al Multiverso Marvel. Ho pensato di seguire quanto fatto da Dan Slott, Giuseppe Camuncoli e Olivier Coipel nella prima saga a fumetti dello Spider-Verse: dunque ecco un Goblin dal vecchio West, uno cyborg, uno medievale, e c’è anche un Goblin gigantesco che ricorda la versione dei primi fumetti della linea Ultimate. Emilio e Silvia sono stati fantastici nell’interpretare tutte queste versioni e riempire le vignette rendendoli tutti riconoscibili. Non era facile, essendo anche questa storia ricca di personaggi e di scene d’azione anche complesse.
Ma in effetti non può essere una storia “Multiversale”, per Spidey, senza sue controparti. Ecco dunque il ritorno di Spider-Man/Miles Morales, che avevamo già visto sul n. 446, a cui questa storia si collega. Ed ecco, soprattutto, il debutto su Spider-Man Magazine di Ghost Spider… o Spider-Gwen.
Nel frattempo, gli X-Men…
In Italia, intanto, nelle settimane scorse è arrivato il rilancio delle testate degli X-Men, a brevissima distanza dalla pubblicazione in USA. Si parte con Gli incredibili X-Men e X-Force.
Sono al timone dell’edizione italiana delle X-serie dal lontano 2012 e ho visto tanti “numeri uno” e coordinato diversi rilanci. Questo, però, è davvero speciale. Sia perché segue cinque anni in cui le storie degli X-Men e dei personaggi correlati hanno composto un’unica grande storia, la cosiddetta era Krakoana, sia per l’attesa generale di un certo “back to basics”. Per certi versi è così, almeno in alcune serie volutamente e palesemente nostalgiche nelle atmosfere e nel cast, in altri casi devo dire che gli autori mi stanno sorprendendo con scelte inattese (vedi le ottime serie Storm, che arriverà l’anno prossimo in volume, o X-Factor, che pubblichiamo in coda a X-Force da dicembre). Insomma, ce n’è per tutti i gusti e Marvel sta lanciando continuamente nuove serie e miniserie, anche coprendo personaggi inattesi come Dazzler e persino le Sentinelle – o meglio, una nuova versione dei robot ammazzamutanti.
Per sapere come pubblicheremo le tante testate che stanno arrivando sotto la supervisione dell’editor americano Tom Brevoort, vi invito a leggere il riassunto della live di qualche settimana fa con Lo Spazio Bianco. Inoltre, potete recuperare lo speciale albetto preview che Panini distribuirà gratuitamente nelle fumetterie nell’ambito della Free Comics Week dal 7 al 13 dicembre. Ha una bellissima copertina di David Marquez & Matthew Wilson che vi proporremo solamente in questo albo speciale.
Skeleton Crew
Il nerdometro continua a stare bello dritto, forse perché se penso all’attualità mi vengono i brividi, tra le notizie da Gaza, quelle dall’Ucraina e le nomine di Trump (che per l’appunto sembra voler rendere reale la Legione del Male).
Alla fine, visitare per qualche ora una galassia lontana lontana non cancella i problemi ma di certo aiuta a tirare il fiato e a tornare un po’ bambini. Che credo sia lo scopo principale di Skeleton Crew, serie per la quale avrei avuto bassissime aspettative se non per due nomi: Jon Watts, regista dei film di Spider-Man con Tom Holland, e David Lowery, che ho amato grazie a The Old Man & the Gun. Se a questi nomi si aggiungono, dietro le quinte, quei John Favreau e Dave Filoni che hanno messo in moto la vera rinascita del franchise negli ultimi anni, e l’immarcescibile Jude Law al di qua delle quinte, la fiducia non può che aumentare.
Mi aspettavo dunque qualcosa di decisamente meglio del noioso e anti-empatico The Acolyte e il fatto che fosse l’ennesimo prodotto derivativo non mi intimidiva. Molti stanno recensendo Skeleton Crew come una specie di Goonies/E.T. (e conseguentemente anche Stranger Things) nello spazio, corse in bici incluse, come se fosse una negativa. Forse, nel 1977, gli stessi avrebbero recensito Guerre Stellari come una brutta copia di Flash Gordon ma con le battaglie aeree dei film di guerra.
Ho smesso di chiedermi se prodotti come Skeleton Crew parlano a me o vogliono osare coinvolgere nuovi spettatori, magari coetanei dei giovanissimi protagonisti. Mentre guardavo le prime due puntate pensavo al mio primo approccio con Star Wars, che sarà avvenuto più o meno quell’età. Avvenne durante le feste, avrò avuto sette o otto anni ed ero rimasto incantato davanti la TV, a casa di mia nonna, a guardare una replica di Il Ritorno dello Jedi. Quando vecchi nostalgici brontoloni3 si lamentano che Guerre Stellari è diventata una cosa per bambini si sono dimenticati proprio del Ritorno dello Jedi4, almeno una volta lasciata Tatooine, con i suoi Ewoks, la sottotrama di C3-PO venerato come un dio, le battaglie nella luna boscosa di Endor a base di funi e bastoni.
Intanto, questa Skeleton Crew comincia bene, forse perché rassicurante nel ricordarci molte cose della nostra infanzia, dai tanti protagonisti che abbiamo già incontrato nelle varie declinazioni (la ribelle, la micro-scienziata silenziosa, il fifone, il ragazzino che sogna l’avventura) all’ambientazione che pur rimanendo starwarsiana amplia ulteriormente l’Universo visivo di Star Wars5 al di là delle astronavi, come già fatto nel meraviglioso Andor. Spero davvero non mi deludi, perché ho proprio bisogno di rassicurazioni dalla tv, oggi come oggi, forse pure più di quando ero bambino.
Il ritorno di Santa Rosalia
…che non era un jedi (forse) ma aveva dei poteri mistici, dicono. Mi riferisco però alla mostra Visioni di Santa Rosalia che ho curato per la scorsa edizione della Palermo Comic Convention, in collaborazione con il Comune di Palermo. È rimasta esposta a settembre per i soli quattro giorni della manifestazione e ora, grazie all’imprescindibile aiuto di Michelangelo Pavia, Miriam Gambino e Chiara Cardinale, avrà un’esposizione più lunga. Sarà ospitata negli spazi di neu [nòi], in via Alloro 64 a Palermo dal 6 dicembre al 10 gennaio.
Vi aspetto insieme ai tanti autori partecipanti il 6 dicembre alle 18:30 per l’inaugurazione e un rinfresco.
Cinquanta e non sentirli
Cinquanta “numeri” di Zona Negativa era l’obiettivo che mi ero prefissato, nella mia testa, un anno fa. Corrispondeva appunto a poco meno di un anno, mi avrebbe permesso di dilungarmi e aggiornarvi sui tanti progetti che ho portato avanti negli scorsi dodici mesi, mi avrebbe, soprattutto, tenuto lontano dai social. Non ho saputo mantenere la cadenza settimanale, dopo agosto, perché fagocitato dal lavoro, e questo è un obiettivo mancato.
Anche dal punto di vista dei social lo scopo che mi ero annunciato nel primo numero non è esattamente andato a buon fine. Sono praticamente sparito da Twitter (before it was cool) e ho ridotto molto la presenza su Facebook, evitando post lunghi e – soprattutto – di infognarmi in dibattiti, spesso mordendomi le dita. Ho trovato uno “sfogo” su Instagram, perché lo trovo più immediato ma anche effimero, con interazioni che molto raramente sfociano nello scontro o la polemica. Anche lì, in realtà, sparisco di tanto in tanto ma le settimane precedenti a Lucca Comics sono state inevitabilmente dedicate all’autopromozione.
La newsletter, comunque, rimarrà per me il principale canale di comunicazione lavorativo, di condivisione di storie, fumetti, recensioni e opinioni e, occasionalmente, di sfogo. Vi invito, dunque, a diffonderla se lo vorrete con chi pensate sia interessato ai miei sproloqui nerd e meno nerd.
Oppure, se siete passati di qua per caso, date il buon esempio iscrivendovi:
Ci leggiamo presto!
– Marco
Produttore, tra l’altro, di Spider-Man and His Amazing Friends, serie animata dove una dei protagonisti era un personaggio che prendeva fuoco a comando: Firestar.
Storia inserita nel caotico crossover/evento Secret Wars II ma che è capace di dimostrare quanto Byrne fosse un gran narratore anche all’interno di tali contesti.
Gli stessi che rimangono stupidi dalla presenza di un lupo umanoide in Skeleton Crew, dimenticandosi tutte le apparizioni dei vari alieni lupini noti come Shistavanen, sin da quel primissimo Guerre Stellari del 1977. Sì, poi Lucas non era soddisfatto della resa raffazzonata di quell’alieno a Mos Eisley – dopotutto era una semplice maschera di Halloween – e lo modificò digitalmente nella versione restaurata sostituendolo con tutt’altro. Forse, anche i ricordi dei nerd seguono il canon.
E del celebre accordo di George Lucas per i giocattoli che vi racconta benissimo il documentario I giocattoli della nostra infanzia su Netflix.
Rispondendo alla domanda: “Come sono i sobborghi di un’altro pianeta?” con “Come i nostri”.