58 | Settimana audace
Di Sanremo (brevemente), di una lunga intervista per il podcast Building Stories e un paio di recensioni, di un documentario su Christopher Reeve, l'unico e solo Superman.
Sì, è la settimana del festival San Remo, sono stato combattuto se ritornare a rompere le scatole sui social con i commenti in diretta e alla fine ho ripiegato sulle storie di Instagram. Sia perché le immagini pubblicate rapidamente nelle storie aiutano molto a mantenere immediatezza, sia perché dopo 24 ore scadono e tanti saluti.
Ma che sarebbe stato un Festival un po’ noiosetto, senza guizzi, monologhi, riflessioni e polemiche, anestetizzato da messaggi provocatori (e i pochi messaggi sparsi solitamente riferiti con pietas pelosa), ce lo aspettavamo. È il primo vero festival di Sanremo dell’era meloniana, dove si canta l’amore in ogni sua forma (filiale, spezzato, ricucito etc) e poco altro, dove dichiararsi antifascista da parte del conduttore è “anacronistico” e gli unici piccoli inciampi off-script ce li concedono vecchie volpi come Iva Zanicchi (perché i vecchi sovrani della tv fanno quello che gli pare) e l’inspiegabile Malgioglio (perché i tipetti nervosi da baraccone televisivo fanno quello che gli pare).
Meno male che c’è stato Nino Frassica, anche lui “rimodulato” per la prima serata, per carità, come ricorda nella bella intervista a Tintoria di qualche settimana fa.
E meno male che c’è Brunori Sas, di cui sono fan da lungo tempo e che l’amore riesce sempre a cantarlo senza banalità.
Passando ad altro…
Un’intervista e una recensione
Gli audaci, uno dei siti più competenti del settore, dedica al sottoscritto ben due aggiornamenti.
Anzitutto una lunga intervista con Giuseppe Lamola per il podcast Building Stories, dove si parla delle mie ultime pubblicazioni, degli X-Men e del mio lavoro per Panini e di tante altre cose ancora. Tra queste, la realtà distopica che stiamo vivendo grazie a Musk e Trump e che abbiamo anticipato in I Wanna Live Like Common People.
A questo link, poi, c’è una lusinghiera recensione proprio di I Wanna Live Like Common People (Panini, scritto da me per i disegni di Lelio Bonaccorso e Fabio Franchi e i colori di Francesco Segala e Roberto Menga) che tra le altre cose dice:
“La realtà entra con tutto il suo carico esplosivo nella storia, e non potrebbe essere altrimenti. Non dovrebbe sorprendere ad esempio che in questo mondo dominato dalle multinazionali tutto faccia capo all'azienda gestita da tal Elijah Moores, personaggio che ha le stesse iniziali e diverse caratteristiche in comune con un certo Elon Musk (a parte il saper volare, ma con Musk ormai è lecito aspettarsi di tutto, come le terribili e distopiche cronache di queste settimane ci insegnano). Le sue intenzioni, ovvero ottenere profitto e avere il controllo della popolazione (con potenziali ingerenze sia nel controllo dei dati personali che nelle scelte, dagli acquisti ai voti alle elezioni), assumono sfumature assolutamente attuali, assimilabili alla distopia tecnologica che stiamo vivendo. Il rapporto che abbiamo con i social network, i dibattiti ormai interminabili sull’Intelligenza Artificiale e in generale l'insidiosa convivenza con la tecnologia sono tutti argomenti sui quali riflettere una volta chiuso questo volume e che, sorprendentemente, sono quanto di più vicino a un'opera di graphic journalism ci possa essere (nonostante gli anni di lavorazione dell'opera la rendano quasi un atto di preveggenza più che di cronaca).”
Intanto, in Francia…
…si continua a parlare di Pour l’amour de Monna Lisa, edizione francese pubblicata da Steinkis del feltrinelliano Per l’amore di Monna Lisa.
Super/Man
Qualche settimana fa ho visto questo documentario prodotto da HBO, disponibile per l’acquisto e noleggio digitale sulle varie piattaforme in Italia.
È un bellissimo e a tratti commovente ritratto di Christopher Reeve, l’attore che per molte generazioni ha incarnato il volto e le fattezze di Superman, che racconta in parallelo il suo excursus professionale, cadute incluse, e le conseguenze della celebre caduta da cavallo che lo lasciò paralizzato dal collo in giù. Una “tragica fatalità”, come si dice in questi casi, dovuta a pochi millimetri e che ha stravolto la vita di Reeve e di chi gli stava intorno.
Non è un ritratto edulcorato: non mancano i riferimenti alla sua infanzia difficile e anche alle sue mancanze come padre (uno dei figli racconta, ad esempio, che quando è nato Reeve era in settimana bianca con gli amici). E non è nemmeno un racconto che si focalizza solo sugli anni passati a interpretare Superman1, nonostante sia proprio quel ruolo ad essergli rimasti addosso, ancor più nel contrasto con la fragilità del suo corpo dopo l’incidente. Davvero commovente anche il racconto dell’amicizia con Robin Williams.
Belle musiche, belle interviste e una narrazione molto “umana” di un “super man” anche nella vita reale, specie dopo avere perso la sua apparente invincibilità.
Per chi non lo sapesse, un omaggio a Reeve sarà incluso anche nel prossimo film di Superman diretto da James Gunn. Il figlio più piccolo dell’attore, il giornalista di ABC News Will (presente anche lui nel documentario), apparirà nel blockbuster in un cameo.
Vorrei condividere altro2 ma sono giornate piene. Ma vi faccio compagnia per più di un’ora con il podcast qui sopra, se vorrete!
Intanto, se volete condividere la newsletter:
E se siete di passaggio e pensate di iscrivervi:
A rileggerci,
– Marco
Sebbene non manchino i retroscena, alcuni anche poco noti.
Per dire, sto guardando con salvifiche pause M - Il figlio del secolo e vorrei scriverne solo a visione completa.