61 | M, il figlio di questi anni
Di qualche appunto lasciato indietro, dell'appuntamento a Lucca Collezionando e della serie TV su Mussolini di cui tutti parlavano quando andava di moda parlarne ma ehi, eccomi qui anche io, con calma
Ultimamente avevo cominciato gli appuntamenti su Zona Negativa con un riassunto del presente distopico che stiamo vivendo, elencando una serie di fatti sempre più spaventosi/grotteschi. Dopo avere saltato l’appuntamento della settimana scorsa causa scadenze lavorative (non che adesso sia più libero, ma sono più rassegnato) si è raddoppiato l’elenco delle notizie meritevoli di una paresi facciale tra il sorriso del “ma no non può essere vero”, la tristezza del “oddio, è vero” è la rabbia di “dove cazzo siamo arrivati e dove arriveremo”, una cosa del genere, insomma:
Per dire, in queste due settimane c’è stato lo show a favore di camere alla Casa Bianca dove Trump e Vance hanno accerchiato1 Zelensky giusto per ricordare al mondo chi abbia sostenuto il mostro arancione finora (hint: ‘sti troll russi che popolano i social a qualcosa dovranno servire). Poi un ripensamento, poi un altro, poi un’altro ancora, poi la Casa Bianca è diventato un parcheggio da Car Sale di Albuquerque, NM, ma con le Tesla
Nel frattempo, c’è stato lo smantellamento della scritta “Black Lives Matter” dal viale di fronte alla Casa Bianca.
C’è stato Milei, il presidente di ultradestra argentino che anni fa, poco dopo essersi insediato, per prima cosa aveva smantellato l’agenzia di stampa nazionale, e che nelle scorse giornate ha reintrodotto termini come idioti e ritardati nelle comunicazioni ufficiali sanitarie per definire i disabili.
C’è stato il solito – e forse noioso – teatrino della politica italiana, che oggi ha toccato anche il “nostro” mondo, quello di chi scrive e di chi scrive fumetti, perché Giorgia Meloni, nell’antica tradizione di famiglia di non capire la satira, ha querelato l’amico e collega Daniele Fabbri per un podcast:
Insomma, quale settimana migliore per completare la visione di M - Il figlio del secolo e parlarvene?
Prima, però, comunicazione di servizio:
Lucca Collezionando

La settimana prossima sarò ospite di Lucca Collezionando, come testimonia la presenza della mia faccia pelosa qua. Farò diversi incontri nelle scuole del territorio che hanno letto negli scorsi giorni Peppino Impastato: Un giullare contro la mafia, mentre sabato e domenica mi troverete al Polo Fiere.
Per la precisione:
Firmacopie presso Stand “Il Collezionista”:
sabato 22 dalle 14 alle 15.30
domenica 23 dalle 14 alle 15.30
Conferenza:
domenica 23 alle ore 12.30
“Fumetto e politically correct” (in collaborazione con Ordine dei Giornalisti della Toscana e Circolo della stampa di Lucca - corso di formazione valido per crediti professionali)
M - Il figlio del secolo
Basato sul primo dei quattro libri di Antonio Scurati che ricostruiscono la vita di Benito Mussolini, la serie in onda su Sky è stata presto acclamata come un capolavoro.
Allergico alla facilità con cui viene usata la parola, mi sono preso del tempo per vederla, aspettando finisse per un sano binge-watching e per allontanarmi dal clamore per goderne senza l’ansia del commento dell’indomani.
Dopo aver visto la prima puntata, ho deciso di prendermi altro tempo. Perché non ce la facevo.

Perché ogni pugno, ogni sputo, ogni pugnalata, ogni offesa verbale e non alla democrazia mi faceva molto male. Badate bene, non mi spaventa la violenza in TV, non mi “scandalizzo” facilmente. Ma quanto mostrato e raccontato nella serie, splendidamente scritta da Stefano Bises e Davide Serino (non a caso già autori di Esterno Notte, e Serino già penna di The Bad Guy), faceva più male perché ne avvertivo sia la verità, sia la paura di riviverlo, sia la consapevolezza che i fascismi sono lontani dall’essere sconfitti. Mi sono emozionato, ho provato pelle d’oca, mi si sono inumiditi gli occhi in diverse occasioni e per una serie che parte dalla nascita dei Fasci di combattimento con le loro violenze contro i socialisti e si chiude poco dopo l’omicidio Matteotti, potete immaginare quando e perché. Ogni manganellata inferta sullo schermo la sentivo sulla pelle di mio nonno, sulla pelle mia.
“In noi trovano lo sfogo dai loro rancori, l’evasione dal senso mortificante della propria impotenza, la speranza, come per miracolo, di capovolgere il proprio insoddisfacente destino. Bastano le parole giuste: parole semplici, dirette, gli sguardi, il tono giusto. E allora ci amate. Ci venerate. Mi avete amato follemente. Per vent’anni mi avete adorato e temuto come una divinità. E poi m’avete odiato, follemente odiato perché mi amavate ancora. Mi avete ridicolizzato, scempiato i miei resti, perché di quel folle amore avevate paura… anche da morto.
Ma ditemi, a cosa è servito? Guardatevi attorno: siamo ancora tra voi.”
Luca Marinelli/Benito Mussolini in M - Il figlio del secolo
Marinelli è eccezionale, come tutti ripetono. È anche grottesco, talvolta, caricaturale alla ricerca della teatralità una svolta opportunistica dopo l’altro: del resto, lo era anche Mussolini. E quel confine sottile tra il racconto storico preciso ma non nozionistico e il grottesco viene spesso sfiorato e talvolta travalicato, non solo quando il Duce si rivolge al pubblico2, ma anche in alcune interpretazioni (sì, anche negli accenti forzati di alcuni interpreti) senza però infastidire.
E a proposito della rottura della quarta parete da parte del Duce: è l’intuizione geniale che fa reggere tutta l’impalcatura, sia perché è forse il modo più “cinematografico” di riprendere la formula del romanzo epistolare scelta da Scurati, sia perché se il narratore è Mussolini puoi aspettarti di tutto. Che sia inaffidabile, di parte, esagerato, pomposo, autocompiaciuto, violento, vigliacco e anche un po’ infantile.
Il montaggio moderno, l’alternanza con filmati d’epoca (richiamando certi inserti del romanzo di Scurati), la mescolanza degli stessi con le scene, certi fondali immaginifici3, le musiche di Tom Rowlands dei The Chemichal Brothers, una regia tutt’altro che banale dell’inglese Joe Wright anche quando potrebbe esserlo, rendono M - Il figlio del secolo un prodotto che sembra uscito da certe sperimentazioni targate HBO ma forse ancor meglio dire un lunghissimo film A24. E fa strano questo americanismo nei paragoni perché pare che in USA nessuno voglia trasmetterla.
In Italia, invece, andrebbe trasmessa in certe case, se non nelle scuole. Il Duce che viene rappresentato non è né da Sussidiario né da allegati di Libero o Il Giornale. C’è anche il Duce dei diario di Navarra o quello che si nasconde nelle pieghe della storia: violento e misogino, crudele e opportunista come ricorda lo stesso Marinelli.
Insomma, forse hanno ragione stavolta quelli che hanno gridato al capolavoro. Di certo è qualcosa di nuovo, innovativo, moderno, “molto poco italiano” e soprattutto necessario come promemoria per questo paese. Un paese dove per molti anni recenti trattare il fascismo anche con ironia è stato un tabù negli sfoghi creativi della cultura di massa – tranne rare eccezioni come questa, questa e guarda caso questa – forse proprio perché non è un capitolo chiuso con cui fare i conti. Perché presente in strada, in certi circoli e persino in Parlamento. Nonostante – a proposito di cultura e arte – il Neorealismo, nonostante film come Una giornata particolare o Il delitto Matteotti, per dirne due, a fornirci radici e anticorpi solidi4.
Poi, chissà, magari mi è piaciuto perché sono “di parte”, sono prevenuto e il fascismo e Mussolini mi fanno schifo. Ho letto anche questo genere di commenti nelle cloache del web.
Ma vi immaginate se avessero fatto una serie su Sky Germania chiamata H - Il figlio del secolo? Qualcuno avrebbe detto che mi piaceva solo perché mi fa schifo il nazismo e sono prevenuto?
Ci vediamo a Collezionando, per chi c’è. Tra l’altro ci sarà anche quel Natangelo che conosce bene la famiglia Meloni per scambi epistolari che Scurati scanzate.
Per tutti gli altri, ci leggiamo presto.
Intanto:
A rileggerci,
– M, il figlio di Rizzo
Tra i nani e ballerine della corte trumpiana ne spiccò uno che si lamentò con Zelensky del suo vestiario, ricordate? Tra l’altro una battuta simile l’aveva fatta lo stesso Trump accogliendo l’ucraino. Ecco, una cosa che nei media italiani è passata ben poco è che quel tale, Brian Glenn, oltre a essere il volto del format ultradestrorso Real America’s Voice è l’attuale fidanzato della deputata ultradestrorsa e in quota QAnon Majorie Taylor Greene, una che a confronto Trump è un democristiano degli anni 50.
Più che come Deadpool, come ha scritto qualcuno, come al Frank Underwood di House of Cards, altro esempio in cui il male ti guarda negli occhi.
Come i quadri di Caravaggio di sfondo a certi colloqui nel quinto episodio… che non spoilero.
E forse paragoni spaventosi.