12 Intelligenza artificiale, deficienza umana
Di qualche esempio della lotta in corso tra umani e macchine, di un paio di locandine assai discutibili, di shitstorm e delle loro conseguenze, di un bel fumetto Marvel appena annunciato.
All’inizio del 2023 ho letto una notizia che mi sembra emblematica dei tempi che viviamo. Non riesco a trovare il pezzo, ricordo che era su un quotidiano americano, ma ve lo riassumo. In breve, un illustratore freelance che per molti anni ha lavorato per una casa editrice specializzata in fantasy e fantastico, si è trovato senza lavoro. L’editore con cui collaborava più spesso e per il quale aveva contribuito a dare un “mood” e un “look” all’intera linea di romanzi, aveva smesso di chiamarlo. Mesi dopo ha trovato sugli scaffali nuovi libri pubblicati da quell’editore, con delle illustrazioni di copertina molto familiari. In sostanza, la casa editrice aveva chiesto a un programma di AI generativa di realizzare delle copertine… e tra i prompt/comandi inseriti c’era la richiesta di usare uno stile simile a quello di quel disegnatore.

Qualcosa di simile è successa mesi dopo a un illustratore e concept artist piuttosto noto, Dofresh. Come racconta lui stesso in questo thread su Twitter, un editore con cui aveva già collaborato e che non sentiva da un po’ era tornato a farsi vivo ma solo perché la persona che si occupava di “realizzare” le illustrazioni era troppo impegnata. La persona in questione era il loro “In house AI technician”, quindi un redattore interno (presumo dunque assunto e non un collaboratore esterno) che si occupa solo di questo.
Altro esempio più local ma “glocal”. Mesi fa, un imprenditore della mia città mi ha raccontato che ha tagliato e di parecchio i costi di promozione sui social perché invece di affidarsi a un Social Media Manager usa lui stesso Chat GPT: inserisce da sé i prompt per scrivere dei post per i social del suo locale, li rifinisce e li pubblica programmandoli. Costo: 20 dollari al mese.
Spiegata facile
L’avvento dell’IA Generativa non riguarda solo mestieri creativi, ma tendenzialmente ogni mestiere altamente qualificato. E sì, per carità, potrebbe essere uno strumento. Ma finché non viene regolamentata, ci sono una serie di problematiche tutte riconducibili all’antica battaglia tra etica del lavoro e ricerca del profitto, tra lavoratori e padroni.
Alla scorsa edizione del Trapani Comix ho partecipato a un incontro formativo dei giornalisti sul tema. La TV locale, Telesud, mi ha intervistato e ho provato a parlarne in termini potabili per il telegiornale delle 14:
Sintetizzando e semplificando, le problematiche dovute all’arrivo dell’AI generativa nei mestieri creativi sono:
Legate a questioni di copyright. Questi sistemi attingono a fonti coperte da proprietà intellettuali, che siano di una multinazionale come Disney o di un singolo autore. Gli stessi sviluppatori (che non sono dei nerdacchioni chiusi in un garage, ma corporation predatorie) ammettono che l’intero sistema non può esistere senza “rubare”. E qualche settimana fa è emerso un elenco (di certo parziale) dei nomi degli artisti usati per "allenare” l’intelligenza artificiale. E più si usano queste applicazioni, anche solo per gioco, più si "allenano”.
Legata a “questioni creative”. Questa è la parte più “romantica” e per me meno interessante. Specie per certe produzioni, il pubblico non è nemmeno "educato” a riconoscere l’intervento di un software su un disegno. Però – per mutuare una vignetta che ho letto tempo fa – immaginavamo un mondo dove le macchine avrebbero fatto i lavori manuali lasciando spazio agli umani per i lavori creativi. Invece i turni massacranti li fanno corrieri, rider o magazzinieri di Amazon mentre i robot scrivono poesie e disegnano.
Legata a questioni di ruoli e professioni. Detto facile: c’è gente che studia una vita per imparare a disegnare, c’è gente che impiega cinque minuti a scrivere un prompt. Ci vuole del metodo anche in quello, sì, e sta diventando una professione. Ma più i risultati si avvicinano, più le prime sono a rischio. È un appunto da luddista, me ne rendo conto, ma si lega al prossimo…
Legata alla succitata questione di etica del lavoro. Un imprenditore cercherà sempre di massimizzare il profitto diminuendo gli investimenti. Se per un editore assumere qualcuno che imbocchi dei prompt nella macchina o chiedere di farlo a uno stagista rappresenta un risparmio, lo farà. Se per un piccolo imprenditore licenziare un SMM e acquistare un abbonamento di ChatGPT gli fa risparmiare 1000 € al mese, lo farà. È lo stesso ragionamento per cui non assumerà una donna incinta, a conti fatti. Il risultato forse non sarà lo stesso, ma lo farà. Riportando la riflessione più in grande, è uno dei temi per cui gli sceneggiatori americani hanno scioperato per buona parte del 2023.
L’unica soluzione per arginare queste problematiche, che hanno conseguenze sul lavoro e la vita quotidiana, è regolamentare. Si potrà fare, temo, solo attraverso il primo punto e dunque con il coinvolgimento in particolare delle grosse corporation che vengono derubate e vedono i loro marchi registrati e properties in pericolo. Certo, alcuni segnali sono poco incoraggianti (come la brutta intro di Secret Invasion prodotta da Marvel Studios e le ancora più brutte scuse/motivazioni seguite) ma il sollecito per fortuna parte anche dal basso. In particolare segnalo lo sforzo di Lorenzo LRNZ Ceccotti sul tema, la nascita dell’Egair e l’impegno costante del Mefu con le conseguenti azioni di Peer Pressure.
Ci sono stati anche esempi di fumetti interamente realizzati con l’IA da professionisti. Quello di Dave McKean, ad esempio, che però ha "dato in pasto” a Midjourney solo opere realizzate da lui stesso. O quello di Francesco D’Isa edito da Eris1, Sunyata, che ha infiammato i social fumettosi nelle settimane pre-Lucca ‘23 prima che esplodesse la polemica su Israele.
Insomma, è un tema delicato che, come spesso accade, riportato sui social ha facili ricadute da caccia alle streghe. Gli animi si riscaldano facilmente e si creano schieramenti. Io stesso ho preso schiaffi virtuali da certi AI-Enthusiasts quando mi sono permesso pacatamente di commentare il tema su un post di instagram.
Ma in questi giorni sta succedendo qualcosa che merita una riflessione ulteriore.
SbagliAI
Pochi giorni fa è riemerso un post che si era perso nell’etere dopo la sua pubblicazione il 9 gennaio: un’autrice ha pubblicato la locandina di un evento “comics”, che vedete qui sotto.
Vorrei precisare che la dicitura “comics & games”, ormai, ha un significato che non appartiene più alla ristretta cerchia che l’ha coniato e che lo continua a tradurre letteralmente. È un format, addirittura replicato da agenzie come quella indicata nel manifesto, che comprende tutto il mondo impropriamente detto “nerd”: youtuber, influencer, cosplayer, vecchie glorie della tv, doppiatori, pornodivi (sul serio), videogiochi, realtà virtuale, funko pop, gadget, magliette, qualche tavolo per giocare, un/a cantante di sigle di cartoni anni 80-90 e se va bene un paio di autori di fumetti “locali” indipendentemente da curriculum o qualità. Quel “comics & games” è solo una dicitura che viene mutuata da Lucca Comics & Games con la speranza di replicarne il successo, contando sul fatto che in questi eventi si sbiglietta facilmente con investimenti relativamente bassi. È una questione di semantica ma non solo2. È anche e soprattutto una questione di marketing.
La polemica riguardante la locandina di Udine Comics3 mi ha ricordato quella su Lago di Comics (sic) dello scorso anno, che però credo abbia ricevuto meno vagonate di merda perché l’autore (dei prompt) all’epoca non si espose in prima persona.
In questo caso, invece, l’autrice, Giusi “Demetra” Panico, ha scritto esplicitamente di avere “disegnato” la locandina (tra l’altro basta sfogliare tra i suoi post per capire il livello artistico dell’autrice). Le due locandine qui sopra, invece, sono frutto di IA generativa, come facilmente intuibile da un occhio allenato.
Ovviamente, fa venire i brividi che una “fiera del fumetto” non paghi un fumettista per disegnare una locandina, pur tenendo conto di quanto detto poco sopra sull’autentico legame di queste fiere con il mondo dei comics e dell’illustrazione. Ha dato fastidio a tutti – e anche a me – quando la stessa Lucca Comics & Games è caduta nel tranello, usando un’immagine di stock4 per un post su Facebook, per poi rimuoverla e quantomeno scusarsi una volta che è stato fatto notare che era generata dall’IA. Nel caso specifico di Udine, è emersa una nuova shitstorm (così si chiama la gogna sui social, e vi assicuro per esperienza che non è cosa piacevole) ai danni dell’autrice, che sembra però difendere la propria scelta e il proprio prodotto.
Però.
Un passo indietro e uno avanti
Domenica 14 gennaio una donna si è suicidata. Si chiamava Giovanna Pedretti e aveva vissuto i 15 minuti di notorietà concessi dai social per la bella risposta a una recensione della sua pizzerie, poi svelata come finta (non ci volevano grandi doti investigative, a guardare i font). Shitstorm anche qui, circo mediatico, articoli sugli articoli sugli articoli sulla bufala e la smentita, fino al suicidio, per poi ricominciare con il più classico dei circhi mediatici: quello sui morti.
Credo non servano altri dettagli, avrete senz’altro sentito la notizie e c’è un’inchiesta in corso per istigazione al suicidio. Forse è da rinviare ad altro appuntamento una riflessione su cosa sia una notizia, perché andava data o non quella sulla recensione, che cosa sia un debunking e quando sia di interesse pubblico. Anche perché il “metodo” di Lucarelli e Biagiarelli ci sarebbe tanto da scrivere. Vi lascio intanto a un lungo tweet di David Puente, uno che di smentire le bufale ne sa qualcosa.
Tornando all’autrice del manifesto di Udine Comics, non mi piace affatto la locandina, non mi piace che una sedicente fiera comics usi l’IA per la propria identità visiva, ma non mi piace neppure che una persona venga messa in croce e bombardata di insulti. Giusto, sacrosanto, persino utile analizzare, commentare, spiegare: un po’ meno limitarsi a insultare da uno scranno. È uno dei dubbi che mi hanno spinto a mollare quasi del tutto i social e Twitter in particolare. Sì, ognuno si assume le proprie responsabilità quando si espone sui social, ma davvero non abbiamo imparato niente?
Che persona si trova al di là dello schermo? Che fragilità ha, se ne ha? Davvero il senso di anonimato permette a chiunque di dire qualunque cosa? Davvero dobbiamo pensare che il nostro interlocutore o bersaglio sia sempre e solo il peggiore degli esseri umani?
Forse, prima che dei robot, dobbiamo spaventarci degli umani.
Io, ad esempio, mi spavento quando un essere umano decide di far generare o anche solo condividere un’immagine come questa qui sotto e altre ancora, e ancora e ancora.

Torneremo senz’altro sul tema, un argomento enorme che vorrei provare a trattare senza scadere nella retorica o nella superficialità ma allo stesso tempo non vorrei discutere solo dal punto di vista tecnico.
Una cosa che ho curato
“Ero andato a trovare mia zia Alice, e stavo sfogliando un album di ricordi di famiglia. In fondo c’erano dei ritagli ingialliti di giornale che parlavano delle imprese di Johnny e Sue Sturm. Un fratello e una sorella che si erano sobbarcati dei grossi rischi durante la guerra fredda. Quando dissi che leggevo fumetti con due fratelli che si chiamavano Johnny e Sue Storm, zia Alice rise della mia ignoranza. Non essendo ancora nato nel 1961, non sapevo che i Fantastici Quattro erano basati sulla vita di persone reali! Otto anni fa iniziai a fare ricerche sulle vite dei Fantastici Quattro storici, con la speranza di realizzare la loro biografia definitiva.”5
James Sturm, una delle icone del fumetto indy americano, ha immaginato che per inventare la first family dell’Universo Marvel i mitici Stan Lee e Jack Kirby si fossero ispirati… a dei suoi lontani parenti, vissuti negli anni 50. Ricercando tra (finti) documenti, vite (immaginate) e (false) interviste ha dunque ricostruito la storia dei veri Fantastici Quattro, in un’opera del 2003 premiata con un Eisner Award nel 2004. È una delle mie storie preferite di casa Marvel, una palese dimostrazione che un concept forte come quello dei Fantastici Quattro può essere declinato in mille modi, anche i più inattesi, inclusa una satira sociale degli anni del dopoguerra. Sturm ha scritto la miniserie, Guy Davis l’ha disegnata e il grandissimo Craig Thompson (Blankets, Habibi) ha illustrato le copertine.
Sull’ultimo numero di Anteprima, il catalogo delle novità per le fumetterie, trovate dunque Fantastici Quattro: Molecole Instabili. È la terza edizione di questa opera e la più completa, con la grafica originale progettata da Sturm, nonché ricca di extra e dietro le quinte firmati dagli stessi autori, che contribuiscono a costruire l’aspetto più “meta” dell’opera. Sarà pubblicata in un formato più grande, il cosiddetto Treasury (23,4 x 33 cm), lo stesso con cui Panini ha pubblicato ultimamente le opere più “indy” del catalogo recente Marvel, come X-Men: Grand Design di Ed Piskor e Hulk: Grand Design di Jim Rugg.
Che siate appassionati di fumetti Marvel, lettori distratti o seguaci di una certa visione più underground del mondo del fumetto, ve lo consiglio. Arriva sugli scaffali a marzo per Panini Marvel Italia, costerà 24 €.
Vi saluto ricordandovi che potete iscrivervi a Zona Negativa da qui:
E potete condividerla da qui:
Ci leggiamo tra una settimana o giù di lì.
– Marco
L’opera non l’ho letta, quello che ho visto e letto mi è bastato per darmi un’idea, forse superficiale, ma abbastanza da capire sul piano della comunicazione. La cosa che mi lascia più perplesso è che proprio un editore come Eris, attento a certi temi, pubblichi un libro alla cui base c’è una tale nebulosità proprio sul fronte dei diritti.
Sì, anche nel Trapani Comix l’asticella pende più sui cosiddetti creator che sui fumettisti. Sono entrato nel team anche per dare un contributo e spingere quell’asticella. E quantomeno i fondatori dell’evento sono degli autentici e sinceri appassionati, non imprenditori alla ricerca di polli da spennare.
Qualcuno dirà che non bisogna parlarne perché altrimenti si fa pubblicità all’evento. Non credo che serva la mia pubblicità e non ha senso parlare di un macrotema tale senza esempi concreti.
Per rendere il tutto più imbarazzante: il post si riferiva a un’iniziativa per le scuole di fumetto e sarebbe stato meglio, ovviamente, usare un’immagine di uno studente invece di scaricare un disegno pronto da un archivio digitale. Ma conoscendo i lucchesi, avranno imparato la lezione.
Dall’introduzione di Fantastici Quattro: Molecole instabili di James Sturm.
aaaaaaaahhhhh ho scordato di numerare!!!
Comunque, numero 12!