10 Un fumetto sulla Palestina e uno in Francia
Di una bella mostra a Napoli, del dietro le quinte per una tavola che vi mostro qui e dell'arrivo in Francia di un recente fumetto mio e di Lelio.
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La Palestina, i fumetti, l’ipocrisia social
Il massacro in corso a Gaza ha fatto irruzione anche nelle cronache fumettistiche intorno alla scorsa edizione di Lucca Comics, e come avrete letto/visto qui ho affrontato il tema in almeno due degli incontri che ho curato al festival. Nelle scorse settimane, però, sono rimasto un po’ in disparte, un po’ per la delusione di quanto accaduto intorno a Lucca, un po’ perché alla ricerca di una valida motivazione per dire la mia senza scadere nella retorica, nell’opportunismo, nell’ipocrisia social.
Nel frattempo, ho provato a fare la mia parte in maniera più attiva, non solo tenendomi informato1. Se volete fare altrettanto, vi consiglio tre realtà fidate per contribuire:
Una raccolta fondi promossa da una bella realtà milanese, l’APS Scighera: qui.
Poco prima di Natale, il buon alino (che chi bazzica il mondo dei fumetti conosce come una delle anime storiche del Napoli Comicon) mi ha chiesto se avessi qualche tavola sul tema della Palestina da esporre in una mostra che stava preparando, in tempi record, a Napoli. C’era un precedente storico: alino aveva deciso di muoversi sulle orme di una storica mostra, Kufia, matite italiane per la Palestina, realizzata proprio a Napoli 35 anni fa con autori quali Andrea Pazienza, Guido Crepax, Magnus, Milo Manara, Altan, Josè Muñoz, Filippo Scozzari, Giuseppe Palumbo, Lorenzo Mattotti e Stefano Benni.
Oggi quella lista si allunga: alino ha sentito diversi autori, ognuno dei quali ha fornito tavole o vignette dal proprio archivio. Qui un elenco parziale, visto che sono ben 80: Joe Sacco, Miguel Angel Martin, Maximilien Le Roy, Seth Tobocman, Zerocalcare, Gianluca Costantini, Stefano Piccoli, Leo Ortolani, Danilo Pergamo, Alex Tirana, Carlos Latuff, Mohammad Sabaaneh, Naj Al-ali, Ahmad Nady, Leila Abdelrazaq, Hassan Manasrah, Helene Aldeguer, Fuad Alymani, Mazen Kerbaj, Gina Nakhle Koller. L’evento si chiama Falastin Hurrà ed è in corso a Napoli fino al 30 gennaio alla Sala del Refettorio del complesso monumentale di San Domenico Maggiore.
Tornando al nostro contributo, inizialmente avevo proposto di esporre una tavola sceneggiata da me e disegnata da Lelio Bonaccorso tratta dal nostro Que viva el Che Guevara (Beccogiallo, 2011, Feltrinelli 2021).
È una pagina dalla sequenza finale, in cui le ultime ore prima dell’esecuzione del Che, prigioniero in Bolivia, scorrono in parallelo al suo diventare icona e ispirazione per le lotte dei popoli oppressi (e non solo). Questo processo viene narrato dal momento in cui viene diffusa in Europa2 la foto scattata da Alberto Korda su cui ruota il nostro libro.
Ma non ero soddisfatto, perché credevo che la tavola perdesse forza se estrapolata dal resto della sequenza, dunque ho chiesto a Lelio se tra un pranzo natalizio e la solita marea di scadenze riuscisse a disegnare una pagina per l’occasione. È l’unico fumetto inedito in mostra, pare, e al momento non mi risulta sia prevista una pubblicazione. Dunque, eccolo:
L’idea mi è venuta mentre scorrevo i social (sì, non mi tolgo ancora il vizio) e riallacciandomi a una riflessione degli scorsi mesi. Avevo già pensato all’immagine di qualcuno, sepolto dalle macerie causate dalle bombe israeliane, che festeggia per la “solidarietà” espressa sui social. Una riflessione che in realtà avevo già fatto molti anni fa, quando invece che sui social i cessate il fuoco si chiedevano durante le assemblee dei collettivi o dei centri sociali ai tempi dell’Università, sempre ricevendo in cambio totale silenzio o l’indifferente eco delle bombe. Non so, ho sempre pensato che si potesse fare di più e che certi proclami servano più alla nostra coscienza che ad altro. Solo che adesso quei proclami li gridiamo (tutti, io compreso) su piattaforme virtuali sperando arrivino a più gente possibile. In cambio riceviamo lo stesso: credo nessuna guerra sia mai stata fermata dall’indignazione dei social, che tra l’altro sono abilissimi a censurare certi temi. Invece, forse, possono quelle piattaforme servire a informarci, a metterci in rete, a indagare su noi stessi. Quest’ultimo è proprio lo scopo di questa tavola.
Dal punto di vista tecnico, visti i tempi stretti ho chiesto a Lelio una gabbia molto semplice (in modo da dare un ritmo cadenzato) e soprattutto un disegno identico in ogni vignetta o quasi. Un “trucco” per guadagnare tempo ma che in questo caso è efficace e giustificato nell’immobilità che trasmette. Buona parte del lavoro è ricaduto sul lettering e per fortuna abbiamo potuto contare su un caro amico e abilissimo letterista, Maurizio Clausi, che ha lavorato con noi su questa tavola fino alle 19 del 31 dicembre.
Per i più curiosi, ecco la sceneggiatura:
“CESSATE IL GIOCO”
In alternativa: “LIKE FOR PEACE” o “1 LIKE 1 AMEN” (discutiamone)
di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
TAV 1
Griglia da sei vignette tutte uguali. Diamo l’idea di ritmo e immobilità.
1.
Questa vignetta si ripeterà identica fino alla vig.5. Una mano emerge da delle macerie. Intuiamo che la persona è deceduta. La mano è “moscia”, rivolta verso il basso, quindi vediamo il dorso e un po’ di avambraccio. Polvere, sporco, sangue. Del ferro emerge dai calcinacci e dai detriti.
Come distanza dalla persona, immaginiamo che sotto quella pila di detriti ci sia un piano americano.
Dalle macerie (diciamo da dove potrebbe esserci il telefonino) partono dei balloon. Potrebbero avere la forma e i colori delle notifiche del cellulare.
Una roba del genere: https://www.macworld.com/article/231076/ios-11-how-to-hide-sensitive-info-in-notification-previews.html
https://support.apple.com/en-us/HT201925
Possibilmente vengono da diverse app.
Notifica 1 (logo di twitter/X): Quello che sta succedendo a Gaza è orribile! Prego che finisca presto tutto! #preghiera #dio #gesù #natale #pace
Notifica 2 (logo di twitter/X): È tutta una montatura...
Notifica 3 (logo di twitter/X): Ma vaffanculo!
2.
Identica alla precedente, ma nel primo balloon oltre al testo vediamo l’anteprima di una foto. Nella foto una ragazzina si fa un selfie con la bocca a culo di gallina. All’altezza della scollatura un testo scritto come si aggiungono i testi nelle storie su Instagram: #PRAYForGaza
Notifica 1 (logo di instagram), qui insieme al testo vediamo la foto descritta qui sopra. Il testo: #PRAYForGaza
3.
Identica alla 1, ancora balloon di notifiche.
Notifica 1 (logo youtube): Iscrivetevi al mio canale! Vi spiegherò TUTTO quello che c’è da sapere sul conflitto israelo-palestinese!
Notifica 2 (logo youtube): e abbonatevi per contenuti esclusivi!!
4.
Identica alla 1, ancora balloon di notifiche. Nella notifica di tik tok c’è un’anteprima con un’immagine di un tizio, diciamo un cantante trap, in posa con le dita nel segno di vittoria.
Notifica 1 (logo FB): Amici, mettete like 👍 per chiedere il CESSATE IL FUOCO a Gaza!
Notifica 2 (logo di TikTok): UNA DANZA PER GAZA! #peace ✌️
5.
Identica alla precedente, ma nel primo balloon oltre al testo vediamo l’anteprima di una foto. Stavolta c’è una specie di Ferragni/generica influencer, con aria dimessa, che tiene in mano un panettone.
Notifica 1 (logo di instagram), qui insieme al testo vediamo la foto descritta qui sopra: Amici, se volete sostenere la pace in Palestina, potete acquistare i nostri panettoni della bontà. Sono buonissimi... come noi!
6.
Praticamente identica alle precedenti, senza notifiche. Un balloon con la pipetta tremolante emerge dalle macerie, da dove dovrebbe esserci la bocca. IMPORTANTE: la mano adesso ha cambiato posizione: fa il pollice in su.
Persona tra le macerie: Grazie, eh. Mi sento già meglio.
Una cosa che ho scritto (in francese)
Questa settimana è uscito in Francia Pour l’amour de Monna Lisa - Le plus grand vol du xxe siècle, edizione d’Oltralpe del nostro Per amore di Monna Lisa, edito in Italia da Feltrinelli. L’editore francese, invece, è Steinkis, che ha già pubblicato il nostro Jan Karski, tra l’altro recentemente ristampato in un’edizione speciale anniversario.
Ecco la copertina francofona di Pour l’amour de Monna Lisa:
Nel vivacissimo, ricco e variegato mercato francese i nostri libri hanno sempre avuto una buona fortuna con picchi di discreto successo, come accaduto proprio per Jan Karski, che ha anche vinto un premio prestigioso come il CEZAM, e per Salvezza (lì À bord de l'Aquarius, edito da Futuropolis). Sono molto curioso di vedere come andrà questo libro, abbastanza diverso dai precedenti ma allo stesso tempo con molti temi in comune. Per di più, è una storia molto italiana ma anche molto francese, realizzata da due italiani! Incrociamo le dita. Intanto, si trova in vendita nei canali francesi e non solo.
Questo è tutto, per ora. Dalla prossima settimana forse torno alla scadenza del sabato, o forse no. Intanto, di nuovo auguri di buon anno nuovo.
– Marco
Nonostante l’algoritmo faccia di tutto per penalizzarli, suggerisco due account su instagram che danno un’idea di cosa sta accadendo: il reporter Motat Azaiza e l’account EveryDayPalestine. Per stomaci forti.
Il celebre ritratto del Che scattato da Korda venne diffuso per primo proprio da Giangiacomo Feltrinelli, che lo scelse come copertina del Diario del Che in Bolivia edito dalla sua casa editrice. Libro che, tra l’altro, faccio comparire anche in una pagina di La prima bomba, fumetto di cui avevo parlato qui. Da allora quel ritratto è diventato poster, magliette, quadri, etc., tra le icone più riprodotte e riconoscibili al mondo… come la Gioconda. Tout se tient.