22 Sullo stradone Garoe-Bosaso
Della storia di Ilaria Alpi e del fumetto che ho scritto su di lei, di come si scrive una sceneggiatura per una vicenda piena di buchi, della bravura di Francesco Ripoli e di cosa facevo 16 anni fa.
Visto che questo tipo di post sembra essere stato apprezzato, vi ripropongo un altro dietro le quinte da un mio fumetto.
Come promesso la settimana scorsa, si tratta della graphic novel Ilaria Alpi - Il prezzo della verità, prima edizione del 2008 per BeccoGiallo Editore, disegnata dal grandissimo Francesco Ripoli. Il libro è ancora disponibile nella collana Misteri d’Italia dell’editore e anche questo fa un po’ effetto, dopo tanti anni.
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Un passo indietro
All’epoca stavo concludendo la Scuola di giornalismo di Palermo e avevo iniziato qualche collaborazione con vari quotidiani. Inoltre, stavo ormai abbandonando definitivamente il sito Comicus.it (che avevo fondato da adolescente e che in breve tempo era diventato enorme) e avevo cominciato a lavorare per vari editori di fumetti, in particolare Magic Press (traducendo diversi volumi di Hellboy) e Planeta. Avevo anche scritto qualche storia breve a fumetti, sia per autoproduzioni che online, e avevo appena iniziato a pubblicare fumetti brevi e a puntate su riviste “vere”, antologie come la gloriosa Alta fedeltà dell’omonima etichetta (che poi si unì a Edizioni BD).
In quel periodo mi contattò Guido Ostanel dell’allora neonato editore Beccogiallo per propormi il progetto di un fumetto su Ilaria Alpi. Lo avevo conosciuto insieme al co-fondatore Federico Zaghis alla precedente Lucca Comics, grazie all’intercessione di Claudio Stassi1. Ricordo che Claudio gli disse “Lui è un giornalista e voi fate giornalismo, secondo me dovreste conoscervi”. Chi lo sapeva che negli anni successivi, grazie ai “becchi”, avrei pubblicato ben sette libri?
Mancava un disegnatore, e anche in quel caso devo ringraziare Claudio, che mi mise in contatto con Francesco Ripoli. All’epoca Franz non aveva ancora pubblicato nessun fumetto: si era imbarcato nell’avventura di scrivere e disegnare da sé un’intera (bellissima) graphic novel, 1890, sui briganti della Maremma, tenendola in fondo a un cassetto per anni. Dai pochi disegni mostratimi da Claudio con la tecnologia dell’epoca, già si capiva che era un fuoriclasse. Lo contattai subito, accettò entusiasta e ci mettemmo subito al lavoro2.
Un anno dopo
“Subito”, si fa per dire, perché per lo studio delle carte, dei libri e dei documenti, passò un anno di tempo. Mi convinsi, come tanti, che Ilaria e Miran Hrovatin (l’operatore che era al lavoro con lei) erano stati accusi per avere scoperto un traffico di armi e rifiuti tossici tra l’Europa e la Somalia.
Francesco ebbe meno tempo del previsto per disegnare, ma a guardare il volume non sembra affatto. Fu molto ben accolto e due apprezzamenti, ancora oggi, mi fanno tremare le gambe: quello di Luciana e Giorgio Alpi (Luciana disse “A Ilaria sarebbe piaciuto molto essere un fumetto. Sembra proprio lei”) e il premio Micheluzzi al Napoli Comicon del 2008 nella categoria “Miglior fumetto”. Esiste un video molto vintage della premiazione, dove è anche presente il compianto Luca Boschi.
Ancora oggi, sedici anni, quattro edizioni e numerose ristampe dopo, quel libro mi permette ancora di parlare nelle scuole del caso Alpi. A ogni nuova edizione, inoltre, mi sono preoccupato di aggiornare il lungo apparato redazionale3, in particolare la cronologia e la bibliografia in coda. E la cosa più triste è che col passare degli anni i misteri, invece di dipanarsi, si sommano.
Un passo ancora più indietro
Ed eccoci al vero dietro le quinte, quello “tecnico”, con alcune pagine di sceneggiatura tratte da una sequenza cruciale.
Tav 29
Vig 1
In un'altra vignetta orizzontale che rappresenta lo stradone che si perde all'orizzonte, l'inquadratura scende a livello del terreno. Una gip bianca si avvicina frontalmente verso di noi alzando una gran polvere alle sue spalle. La vediamo in lontananza. C'è qualcuno aggrappato dietro.
Vig 2
Inquadratura della fiancata destra della gip, ferma. Aggrappato dietro, dove dovrebbe esserci la ruota di scorta, una guardia del corpo col kalashnikof in spalla. A bordo, oltre il pilota, ci sono Miran (davanti, lato passeggero) e Ilaria (dietro).
Vig 3
Inquadratura frontale del mezzo per intero, lo sportello lato passeggero è aperto, Miran sta scendendo.
Vig 4
Primissimo piano degli scarponi di Miran, visti leggermente dall'alto, che si poggiano a terra alzando della sabbia.
Miran: Secondo te, Ilaria, il sultano... aveva paura?
Vig 5
Ilaria è davanti la portiera aperta da cui è appena scesa, si sistema il fazzoletto bianco intorno alla testa.
Ilaria: Se avesse avuto paura non avrebbe osato bloccare le navi della Shifco. Ma...
Tav 30
Vig 1
Mezzobusto del profilo di Miran che si mette alla telecamera.
Miran: ...ma di certo non dorme tranquillo, certo.
Vig 2
Piano americano frontale di Ilaria, le braccia aperte.
Ilaria: E come fa a dormire tranquillo con lo schifo che c'è qua sotto?
Vig 3
Inquadratura dal basso di Miran, che punta la telecamera verso il basso/verso di noi.
Miran: Quei container... sono qui sotto vero? È stato nascosto tutto sotto questo asfalto.
Vig 4
Ilaria adesso unisce i pugni ai fianchi, ad anfora. È arrabbiata. La vediamo di tre quarti,
Ilaria: Sì! E intanto i quattro gatti che passano da qui ringraziano la cooperazione italiana per questa superstrada!
Vig 5
Miran, sorride, mentre lo vediamo abbassare la telecamera. Figura intera dei due, uno davanti all'altro, in mezzo alla strada che sfuma all'orizzonte. Questa vignetta deve essere un po' più grande rispetto le due che le stanno ai lati.
Miran: Davvero utile non c'è che dire!
Ilaria: Per i cammelli dei somali, forse, ma per nascondere quei container di sicuro!
Vig 6
Primo piano di Miran leggermente dal basso (come se fosse visto con gli occhi di Ilaria). Sorride affettuoso.
Miran: Adesso andiamo, altrimenti perdiamo l'aereo! E poi, non vorrei che mi spunti la coda, stando troppo qui...
Tav 31
Splash page. Vediamo la gip in moto, che alza tanta sabbia alle sue spalle. La strada è immensa e sembra infinita. Volano dei condor, il sole sta per tramontare.
Onom: Vroooom
Questa sequenza è cruciale nell’economia della storia. Il volume si concentra sulle ultime settimane di vita di Iaria e Miran. Avendo strutturato il racconto “a passo di gambero”, il momento dell’agguato ai due reporter, posto all’inizio del racconto, non è più il climax della storia. Invece, l’elemento di interesse per il lettore diventa scoprire perché Ilaria e Miran sono stati ammazzati, come se fosse un giallo.
Nei capitoli precedenti li abbiamo visti confrontarsi sulla situazione somala, in questo capitolo, che non a caso è centrale, incontrano il Sultano del Bosaso, Mussa Bagor, che gli fornisce informazioni fondamentali. Nelle pagine prima rispetto a quelle sopra riportate, il sultano viene intervistato, e per riprendere quei dialoghi ho usato in buona parte vere registrazioni sopravvissute alle misteriose sparizioni seguite alla morte di Ilaria. Ma mentre l’intervista prosegue, proprio quando ci aspettiamo rivelazioni (di cui forse e non a caso, non abbiamo riscontri registrati) la nostra “telecamera” si è spostata all’indietro. Con un piano sequenza, il nostro sguardo si è spostato sul deserto, uscendo dalla villa del Sultano, e in un paio di pagine siamo arrivati sul famigerato “stradone Garoe-Bosaso”, cattedrale nel deserto sotto cui, probabilmente, si nascondono rifiuti tossici delle industrie europee.
Il nostro punto di vista ha continuato a spostarsi dall’alto il basso, percorrendo l’altezza della gip, per poi fermarsi a terra accompagnato dallo scarpone di Miran nella vignetta 4 di tavola 29. Da quel momento in poi, mi sono permesso di mettere in bocca ai personaggi frasi inventate ma possibilmente verosimili, bilanci seppure vaghi su quanto detto dal sultano, basandomi anche su quanto emerso davanti ai tribunali italiani. Anche se lo “spiegone finale”, con quelle che potevano essere le motivazioni degli assassini di Miran, si dipana dell’epilogo, è in questo momento cruciale che i due calpestano in senso stretto ciò su cui hanno indagato. Pur parlando di cose molto serie, come container di rifiuti radioattivi e malacooperazione, i due mantengono un tono quasi irriverente. Essendo, da come mi è parso dalla ricostruzione a cui sono giunto attraverso le documentazioni, persone solitamente allegre, ho visto anche in sfoghi di rabbia come quelli riportati qui su la possibilità di alleggerire i toni con allusioni e battute. Un modo anche per sottolineare, solo attraverso i dialoghi, la complicità e l’amicizia tra i due colleghi.
Nel corso della sequenza, Miran estrae la videocamera: lo segnala perché di quella visita allo “stradone” esistono prove filmate. Nelle pagine 30 e 31 (che tra l’altro chiudono il capitolo) il disegnatore si è preso qualche libertà: benvenuta nel caso di un artista abile come Francesco Ripoli. Francesco ha preferito concedersi più spazio a pagina 30, per mostrare più liberamente lo sfondo, e ha spostato l’ultima vignetta della pagina nella successiva. La tavola 31 quindi ha perso il suo status di splash page (per i profani, “vignetta a tutta pagina”) ma non è stato un problema ai fini della storia perché la sensazione di ampiezza è stata ugualmente convogliata data la dimensione e il soggetto (un’auto nel deserto) della vignetta finale.
Inoltre, Franz ha trasformato la vignetta 6 in un campo lungo, con le figure intere dei due giornalisti e la loro gip perfettamente visibili, e mostrando il suolo sotto di loro come “sezionato”: e sotto due strati di asfalto e terriccio, ha raffigurato degli inconfondibili container. È stata una bella intuizione, che ricorda quanto è importante il confronto tra sceneggiatore e disegnatore, e quanto l’approccio “visivo” tipico di chi tiene in mano la matita possa arricchire scene tutto sommato banali o di passaggio.
Anche per questa settimana è tutto. Avrei molto altro da dire sul caso e varie notizie da condividere su altri temi, ma noto che mi sono dilungato parecchio. Spero però che questi post così “tecnici” possano essere apprezzati dagli appassionati, dai curiosi e soprattutto dagli aspiranti fumettisti che leggono questa newsletter.
Alla prossima.
— Marco
Claudio aveva da poco pubblicato con loro Brancaccio, scritto da Giovanni di Gregorio. La graphic novel è stata poi ripubblicata da Bao e se non l’avete ancora letta ve la straconsiglio.
Quando dico “subito”, intendo letteralmente. Io e Claudio eravamo in pizzeria con alcuni amici, a Palermo (un’usanza settimanale nella comitiva di fumettisti che viveva lì all’epoca). Andammo fuori e Claudio chiamò Franz con il suo telefono, me lo passò e rimasi a parlare con lui per venti minuti, raccontandogli la mia idea per quel fumetto che poi sarebbe diventato Ilaria Alpi - Il prezzo della verità.
Al dossier in coda al volume partecipò anche Francesco Barilli, poi divenuto lui stesso sceneggiatore per Beccogiallo.
Grazie Marco per questo racconto, ancora, trent'anni dopo, emozionante nella sua tragicità. Ho sempre seguito con interesse la storia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (tra l'altro che aveva superato indenne la tragedia del conflitto nella ex Jugoslavia da cui lui stesso proveniva), come quelle di tanti altri, giornalisti e non, coinvolti in conflitti che il fumetto sa (ahimè da un certo punto di vista) raccontare molto bene, penso subito ad un altro volume come Fax da Sarajevo di Joe Kubert che conservo come tra le cose più preziose che possiedo. Davvero grazie per il tuo impegno artistico e umano, non so dove sia il confine. Una sola domanda: come fa un collezionista come me a sostenere la produzione di edizioni su edizioni???😁 Buon fine settimana e Buona Pasqua amico trapanese!!!💌